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Wabi sabi: la bellezza dell'imperfezione.

Scritto da rosalvacontrino on . Postato in Filosofia dell'arredamento

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Wabi-sabi (侘 寂) costituisce una completa visione del mondo e dell' estetica giapponese centrata sull'accettazione della transitorietà. L'espressione deriva dai due caratteri  wabi e sabi.
Originariamente, wabi significa 'dipendenza' e sabi significa 'solitudine' o 'distacco'.
Queste parole non si riferiscono all'aspetto fisico degli oggetti ma al loro valore simbolico. Il termine incarna una raffinata sensibilità estetica che era molto evidente nell'antica arte e letteratura cinese e giapponese.
Il concetto di estetica in Giappone è considerato parte integrante della vita quotidiana. La filosofia classica giapponese vede la realtà di base in continuo cambiamento (o per usare un espressione buddista impermanente)  e nelle arti questa impermanenza, una sobrietà che non contempla l'ostentazione viene celebrata come ad esempio nella cerimonia del thè.
La caratteristica del wabi sabi include asimettria, asprerità, irregolarità, semplicità,  economia e modestia apparente.

"Wabi”
richiama un concetto di bellezza discreta, generata dalla presenza di un’imperfezione naturale o casuale dovuta ai processi di lavorazione artigianale.
"Sabi” suggerisce un’idea di bellezza legata al passare del tempo, che può manifestarsi solo in seguito all’usura e all’invecchiamento, come la patina che ricopre inevitabilmente gli oggetti d'uso quotidiano.

Oggi questa corrente, che da poco sta travolgendo anche l'occidente, si traduce nel mondo dell'interior design,  con il ritorno al basico, alla semplicità, all'utilizzo dei materiali naturali (come legno, pietra, argilla) con una particolare attenzione cromatica nella scelta dei colori per gli interni prediligendo i toni neutri legati alla  terra, cercando di ridurre il più possibile degli elementi high tech.
Lo stile wabi sabi prevede la rinuncia della perfezione, in favore della cultura del "non spreco", utilizzare materiali grezzi dalla forma irregolare presente in natura, il riuso dei mobili usati, cercando di creare un collegamento fra gli spazi interni mantenendo una certa sobrietà che non contempla l'ostentazione.
Nel design, ad esempio, dare valore all’imperfezione si tradurrà nella capacità di produrre oggetti capaci di invecchiare ed essere riparati, oggetti intesi come entità vive e mutevoli le cui imperfezioni possano diventare elementi narrativi del loro vissuto, venendo a creare un legame profondo fra il  prodotto e il suo acquirente.
Un modo di pensare che investe tutti gli ambiti della vita e che porta la bellezza, l’eleganza e l’essenzialità nel quotidiano.

Cucine della Nonna s'identifica molto in questa concezione estetica della bellezza, prediligendo nella realizzazione di cucine il legno e i materiali naturali per un rapporto armonioso con l'ambiente circostante.